Aveva i capelli bianchi come la neve. Sempre intrecciati e fermati con una forcina, erano sempre nascosti dentro grandi fazzoletti.
Dalle mie parti è abitudine comune mettere fuori dal proprio cancello gli oggetti che non vuoi più: sedie, poltrone, pile di giornali, lampadari, ceste in vimini, passeggini, giocattoli. Io la trovo una cosa deliziosa. E’ come cercare di dare nuova vita a qualcosa che per un qualsiasi motivo non ti serve più.
Non vi nascondo che spesso prendo, come non vi nascondo che spesso do.
Così l’altro pomeriggio, tornando a casa dopo il lavoro, passo davanti ad una villetta che mi piace da impazzire, quella con gli alberi di pino che arrivano a toccare il cielo, e trovo una sedia di paglia intrecciata con sopra una cassetta per gli attrezzi. Poggiati per terra un piccolo barbecue e una vecchissima macchina per cucire.
Mi fermo, spengo il motore e scendo dalla macchina.
Il silenzio della strada mi fa quasi pensare che forse riuscirò ad udire la storia che hanno da raccontare quegli oggetti. Prendo la macchina per cucire. Pesante, non proprio in splendida forma, arrugginita. Di quelle che vanno incassate al piano di lavoro. E’ bellissima.
La carico in macchina e mi dirigo verso casa.
E durante il piccolo tragitto inevitabilmente il mio pensiero si rivolge a lei.
Una donna con gli occhi infiniti, che io mi ci perdevo in quello sguardo pieno di storie, di guerra, di pascoli, di miseria, di notti intere a cucire alla luce della fiamma di una piccola candela.
Viveva in una vallata in provincia di Latina, era la sarta del piccolo villaggio composto da poche case di pietra. Era una donna forte, stimata, che divideva sempre quel poco che aveva.
Di giorno lavorava nei campi, di notte cuciva nella penombra.
E quella vecchia macchina da cucire alla fine è entrata in casa. L’ho vista come un segno.
E subito sono andata prendere le sue lenzuola di lino, che profumano di lavanda.
Mi piaceva affacciarmi nella sua camera da letto prima che andasse a dormire. La camicia da notte di cotone bianca, le lenzuola di lino, un piccolo lume accesso, le mani rese nodose dal lavoro e dagli anni, i capelli bianchi sciolti, lunghissimi. Sembrava un angelo.
Un angelo con mille storie da raccontare, con lo sguardo gentile nonostante tutto.
Un angelo che profumava di lavanda.
Granola al miele di lavanda
250 g di fiocchi di kamut
200 g di frutta secca (mandorle, nocciole, semi di girasole, semi di zucca, semi di lino)
60 g di albicocche essiccate
40 g di cranberries
50 g di uvette
80 g di acqua
50 g di olio di semi
80 g di miele di lavanda
Trita grossolanamente la frutta secca al coltello e mescola il tutto assieme ai fiocchi di kamut.
Versa l’acqua, l’olio e il miele in un’ampia padella; fai scaldare per 5 minuti e poi versaci la frutta secca e i fiocchi di kamut. Mescola per bene, fai cuocere un paio di minuti.
Trasferisci il tutto su una placca rivestita di carta forno, e inforna a 150° per circa 25 minuti.
Unisci quindi le albicocche tritate grossolanamente, i cranberries e le uvette (sciacquati e tamponati).
Mescola per bene e fai cuocere ancora per circa cinque minuti.
Fai freddare completamente, quindi servi.
La meraviglia, in città ste cose non esistono, devi chiamare la nettezza o andare in discarica per liberarti di quello che non vuoi, se vuoi scambiare devi cercare mercatini, associazioni ecc…tutto più complicato! come sempre traduci in foto la poesia delle tue parole, con armonia, eleganza ma anche famigliarità, semplicità, bellezza! il giorno che imparo a fare delle foto così piangerò di gioia una settimana! devo provare il miele di lavanda, la lavanda l’adoro, la uso spesso in cucino ma il miele mi manca! buon week end signorina goditi il sole, il cielo terso, i tuoi uomini, la natura!
Che belli i pini che arrivano fino al cielo. Lili ha ragione, in città se fai una cosa così ti becchi una bella multa. Però l’idea è carina. Mi piacciono le macchine da cucire antiche, mia nonna era una sarta e ne aveva una a pedali che mi piaceva da matti. Di nascosto andavo a pastrocchiarci attorno, il pedale mi affascinava da morire, e lei mi sgridava sempre amorevolmente. Mi hai fatto tornare in mente tanti bei ricordi.
Le tue foto sono sempre bellissime, ma questa volta ti sei superata. Secondo me qualcuno da lassù ti ha ispirato 🙂
PS: anche mia nonna portava sempre il fazzoletto in testa, rigorosamente col concio.
Quest’usanza è splendida e rispetta l’anima incastonata nel tempo degli oggetti. In un’era fatta di consumismo e spreco, non può che apparirmi come uno spiraglio di luce, di aria fresca..proprio lo stesso effetto che ho sempre quando entro nella tua cucina.
Tu sei un angelo che tesse la bellezza del mondo..
Ah cara Alessia,
che le cose abbiano un’anima e che questa ci possa parlare, raccontare, trasportare lontano, è sacrosanto. Ma ancor più sacrosanto è riconoscere e capire che solo un’altra anima, bella e sensibile, possa vederle, scorgerle, capirle e soprattutto tradurle in modo così poetico e leggero!
E’ stato moltissimo il piacere di tornare a passeggiare da queste tue parti.
Un abbraccio
Qui, da me, si usa eccome, lasciar oggetti fuori dal portone. Ma io, quando desidero qualcosa di antico, di vecchio, che poi vecchio non è, scendo al paese dai miei, perché so dove andare. Pare di stare al paese dei balocchi. Pensa, che all’inizio pigliavo di tutto. Oggi, fortunatamente so fare una cernita di ciò che mi occorre realmente, e ciò che invece, posso lasciar andare.
Solo pochi possono capire la sensazione che si prova, nel dar vita ad un oggetto che vita non ha più.
Di solito, apprezzo le tue foto perché risultano ai miei occhi bellissime. Ma questa volta, Alessia, ci trovo tanto di quel romanticismo che neppure so descriverti.
Vado anch’io di granola ultimamente. :))) un abbraccio stellina.
Tu sei quella delicatezza e quella bellezza ormai rare in questo mondo, sei preziosa. Le tue foto hanno da raccontare storie tanto quanto le tue parole, e anche questo è un dono.
Ora però vogliamo vedere presto in qualche set questa macchina da cucire *.* Sarà bellissima!
Un abbraccio <3
E’ sempre bello leggerti, nella tua delicatezza e attenzione ai dettagli.
Ti abbraccio dolce Ale, questa granola deve esser super profumata!