In una casa di soli uomini, di cui due poco al di sopra del metro, bisogna rivedere gli spazi e più in generale l’intero arredamento in continuazione. Ché in un momento potrebbe servire un tappeto per costruire città di lego, in un altro bisogna togliere i vasi di vetro coi fiori secchi perché troppo vicini alla traiettoria del tiro al bersaglio.
In una casa di soli uomini, di cui uno molto sportivo e poco al di sotto dei due metri, bisogna fare posto nel garage per biciclette grandi come cavalli e attrezzare un’anta dell’armadio per contenere un numero sconsiderato di cappelli con la visiera, ad esempio.
In una casa di soli uomini, gli spazi sul divano vengono ridefiniti di volta in volta, ché a seconda del programma che si decide di guardare in televisione, c’è bisogno più o meno di vicinanza e contatto.
In una casa di soli uomini, di cui due che dormono in un letto a castello, bisogna ricordarsi di leggere le favole una sera al primo piano, quella successiva al secondo. Ché guai sdraiarsi per due sere consecutive al fianco dello stesso cavaliere.
In una casa di soli uomini, dove l’espressione della fisicità e del vigore è la favorita, i rari ma intensi momenti di tenerezza ed emotività vengono fotografati tutti e sistemati con cura nei cassetti dei ricordi: questo il mio compito di madre, nonché unica donna, in una casa di soli uomini.
In una casa di soli maschi c’è un’unica dimensione da vivere: la realtà. Ché non c’è spazio per congetture e il passato è appunto passato, inutile parlarne, e il futuro, bah, è troppo lontano. Nella mia casa di soli maschi c’è la semplicità e la trasparenza.
Nella mia casa di soli maschi, che tornano affamati dal pomeriggio al parco o dalla corsa in bicicletta, quello che non può mancare mai è un dolcetto o un rustico salato sul tavolo della cucina. Ché il sentirsi dire ad esempio, mamma sei la cuoca perfetta, credetemi non ha prezzo.
Torta ebraica di arance e cocco
Ricetta liberamente tratta da ‘La cucina ebraica’ di Clarissa Hyman
Ingredienti per uno stampo da 23 cm di diametro
Per la torta
225 g di farina (per me di tipo 2)
125 g di cocco disidratato
125 g di farina di mandorle (io ho tritato finemente 125 g di mandorle con la buccia)
250 g di burro
50 g di zucchero
4 uova
200 ml di succo d’arancia appena spremuto
1 arancia
¼ di cucchiaino di lievito in polvere
2 cucchiaini di cannella
25 g di mandorle a lamelle
Per lo sciroppo
225 g di sciroppo
200 ml di succo d’arancia appena spremuto
Procedimento
Rivesti la tortiera di carta forno, io l’ho leggermente bagnata per poterla stendere meglio.
Versa il succo d’arancia sopra il cocco, poi mescolalo per amalgamarlo il più possibile. Sbatti con le fruste il burro assieme allo zucchero e alla buccia dell’arancia, fino ad ottenere un crema leggera e soffice. Aggiungi le uova una alla volta, fai incorporare per bene, poi, sempre mescolando, unisci la farina setacciata assieme alla cannella e al lievito, la farina di mandorle e il cocco bagnato con il succo.
Mescola per bene fino ad amalgamare gli ingredienti, versa nello stampo, aggiungi le mandorle a lamelle e inforna a 160 per circa 50 minuti (prova dello stecchino al centro della torta).
Mescola lo zucchero assieme al succo di arancia, versa tutto in una casseruola dal fondo spesso e porta ad ebollizione, e sempre mescolando, fai addensare un poco. Versa lo sciroppo sulla torta (io ho fatto anche dei buchini con uno stecchino per facilitare l’assorbimento anche sul fondo del dolce).
Fai freddare su una gratella, quindi servi.
saltandoinpadella dice
Che bel post che hai scritto tesoro. Lieve e poetico come la carezza di una piuma. Come le carezze di una mamma ai sui cari. E che bella torta, già le foto sanno di buono, di fatto con amore