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Miele Selvaggio

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Io non lo so che fine abbiano fatto i miei sogni di bambina, o quei tentativi di immaginarmi grande. Guardavo il duemila con occhi innamorati e ripetevo: avrò sedici anni, con l’arrivo del nuovo millennio. Immaginavo una casa assolata da condividere con mia sorella (l’altra era ancora troppo piccina per essere inclusa nei miei sogni ‘da donna’) e le mie amiche. Avrei raccolto la polvere con dei super calzini di lana e annaffiato le piante con i pattini a rotelle, leggera e aggraziata. Ah, non posso non raccontarvi dei miei capelli che sarebbero stati lunghissimi e fluenti, intonati al mio fisico snello.  Avrei vissuto in un appartamento bellissimo all’ultimo piano, con tanto di giardino pensile. I soffitti altissimi, il pavimento a scacchi, bianco e nero. Ci sarebbe stata una stanza dedicata alla libreria, con poltrone comode e vissute, i tappeti grandi e di valore. Qualche dettaglio pastello e grandi lampade da terra. La cucina spaziosa, funzionale, bianca e grigia, qualche mensola marrone a spezzare, ciotole e tazze ben in vista. Libri di cucina sparsi pieni di appunti. Di uomini, ovviamente, neanche l’ombra! Tanti gatti, quello sì. Niente sigarette e niente alcool, soprattutto.Poi è successo che la vita è più forte dei sogni strambi di una bambina e le strade sono tante e le scelte pure. Che una decisione crea una catena di conseguenze che non finisce mai.

Text and Photography by Alessia Mirabella. © 2014-2020

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La cucina è il luogo in cui da sempre mi perdo e mi trovo. Ho imparato a cucinare osservando mia nonna e mia madre muoversi sicure davanti a vecchie spianatoie. Ho imparato ad apprezzare la genuinità dei prodotti della terra saltellando dietro mio nonno e mio padre che curavano un piccolo fazzoletto di terra al confine col resto del mondo. Una tribù autosufficiente, così ci piaceva definirci, piacevolmente ancorati alla storia e alle tradizioni a dispetto della città che invece si sviluppava a pochi chilometri dal nostro cancello. Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, ho passato lunghi periodi lontana da casa, e quello che ho capito è che la cucina è il fil rouge per eccellenza. Ovunque ci si trovi, basta riprodurre quei sapori e respirare quei profumi per sentirsi di nuovo a casa. E quel Noir che tanto amo non è nient’altro che una personalissima chiave che riesce a superare tutti quei limiti che mi appartengono da sempre. Perché cucinare è da sempre la mia unica soluzione, tra il piacere di fare e quello di condividere.

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