Capitolo II
Quel sabato mattina Irene uscì prestissimo per andare a comprare frutta, verdure e formaggi da Tommaso, il proprietario di una piccola azienda agricola scoperta durante un servizio fotografico. Il casale in pietra spiccava in cima alla collinetta su cui si potevano distinguere i vari appezzamenti di terra adibiti a coltivazioni diverse.
L’aria profumava di resina, di erba appena tagliata, di menta.
Parcheggiò ai piedi del pendio, come se non volesse spezzare la naturale armonia di quel posto che col tempo aveva imparato a conoscere e ad amare. Il lungo viale che conduceva alla fattoria godeva dell’ombra che i vecchi cipressi creavano. C’erano mandorli in fiore e ad Irene sembrava davvero di essere entrata in un dipinto.
Raggiunse il giardino nel casale, coi sassolini bianchi, le panche di legno, il roseto, la fontana in marmo, il pergolato, il forno, le piante di limone. Trovò Tommaso intento a spazzare l’aia.
‘Ciao Tommaso!’
‘Irene! Ciao, ben tornata! Sono proprio contento di vederti, ti fermi a pranzo vero? Per favore mi apri il rubinetto?’
Succedeva sempre così: tutte le volte che Irene andava lì entrava letteralmente a far parte di quella famiglia, di quel posto, di quella vita.
‘Tommaso, ti ho portato un paio di bottiglie di quel vino che l’altra volta ti è piaciuto un sacco. Però, certo che c’è un però, ah ah ah, devo prendere il miglior formaggio che hai, devo fare un regalo’.
‘Si che ti do il formaggio migliore che ho. E sei pure fortunata, te lo faccio assaggiare a pranzo!’
Irene sorrise, Tommaso e Carmen trovavano sempre un pretesto per coinvolgerla: la conserva da preparare, il roseto da potare, la confettura da portare in cantina.
‘Va bene, certo che mi fermo! Senti Tom, vado dentro a sistemare le mie cose e a salutare la tua signora!’.
‘E’ permesso?’ chiese Irene sull’uscio.
‘Irene ciao! Ti ho vista arrivare, vieni, vieni!’ Urlò Carmen dalla cucina.
‘Ciao Carmen, come stai? Ti trovo benissimo, guarda che abbronzatura hai! Dimmi cosa posso fare per aiutarti. C’è un profumino qui!’
‘Allora sì, prendi quel grembiule lì e prepara un soffritto aglio e olio, con una foglia di alloro e qualche bacca di ginepro. Io sto bene, che bello, finalmente la primavera! Sai che ieri pomeriggio ho sentito un grillo frinire? Ah, l’abbronzatura! Merito dei miei campi e della vita all’aria aperta! E tu come stai? Quale sarà la tua prossima meta?’
‘Io tutto bene grazie’, rispose Irene. ‘Ho deciso di allentare un po’ con il lavoro, a dire la verità credo di voler seguire tutta un’altra strada, non so, non so ancora dargli forma, ma è come se avvertissi una sorta di richiamo, che però ora è lontano, debole, ma… mi sento piacevolmente inquieta. Il prossimo viaggio credo sia in Francia, ma devo ancora ricevere disposizioni ufficiali. Il soffritto è quasi pronto!’
Carmen stava infornando dei muffins alle olive taggiasche. I taralli stavano raffreddando sul piano in marmo.
‘Bene, taglia una patata e cubetti e tostala leggermente. Poi aggiungi un paio di mestoli di brodo e lascia cuocere a fiamma media. Anzi, fai così: lo vedi quel vecchio quaderno poggiato sul davanzale? Bene, cerca la ricetta dell’antipasto di ceci, dovrebbe trovarsi tra le prime pagine. Io vado a cogliere delle rose e preparo un tavolo in giardino. Visto che la giornata permette mangiamo in giardino, a gambe incrociate sull’erba’.
Il quaderno delle ricette che Irene stava sfogliando apparteneva a Teresa, la mamma di Carmen, era tenuto insieme da uno spago da cucina ed era macchiato, vissuto, bellissimo.
‘Carmen scusami, i pomodori secchi sott’olio e i ceci li trovo giù in cantina?’
‘ Sì, li trovi giù in cantina proprio dove sai. Per quanto riguarda invece il formaggio da friggere, prendi quella caciottina che ha portato prima Tom’.
Irene entrò in dispensa, una piccola stanza quadrata dove Carmen teneva patate, olio, vino, marmellate. C’erano farine conservate in grandi barattoli di vetro, ognuno con la propria etichetta, trecce di cipolle bionde e agli e peperoncini. Su una parete della dispensa c’era una vecchia porticina bianca che conduceva alla cantina. Irene accese la luce e cominciò a scendere le scale, respirando quell’aria umida tipica. C’erano piccole botti in legno e otri in vetro trasparente, ceste in vimini e attrezzi appesi al muro. Sistemati su vecchie assi in legno c’erano tutti i sottolio, le passate e le conserve preparate durante l’anno: c’era la storia, il lavoro, il sacrificio, le mani, la voglia di conservare per poter raccontare. Prese i due barattoli in vetro e salì in cucina.
Carmen le aveva preparato il resto degli ingredienti: un uovo, una ciotolina con un poco di pane grattugiato. Irene scolò i ceci e dopo averli sciacquati li aggiunse alle patate, aggiustò di sale e ci versò dentro un altro mestolo di brodo. Prese la caciottina, che aveva un odore fantastico, ne ricavò una fetta spessa che tagliò a cubetti regolari, e si ritrovò a pensare alla bellezza della cucina, a quante combinazioni è possibile creare con pochi ingredienti. E fu scossa nuovamente dal quel brivido che avvertiva ogni volta che pensava a fare del cibo e della manualità il suo nuovo obiettivo. Amava cucinare da sempre, tutta la sua vita ruotava intorno alla cucina, le ricette, i viaggi, le recensioni, le guide, la fotografia. Ma da qualche tempo nella sua testa balenava la folle idea di smettere di parlare degli altri e cominciare a raccontare la sua di storia, attraverso dei piatti. Un bistrot o un vecchio furgoncino per lo street food. E questa folle idea diventava ogni giorno più insistente. Preparò una limonata, sistemò taralli e muffins. Carmen intanto stava preparando il giardino assieme a Tom.
Trovò dei vasi in vetro sul lavello e impiattò quello che aveva preparato. Sistemò il tutto su un vecchio vassoio e uscì all’aria aperta. Carmen aveva sistemato un angolo delizioso e Irene sistemò con il suo aiuto le pietanze sul tavolino. C’era luce ovunque.
Crema di ceci con pomodori secchi e caciottina fritta
Ingredienti per 4-6 persone
Per la crema di ceci:
1 foglia di alloro
2 bacche di ginepro
1 spicchio d’aglio
1 patata media
1 barattolo di ceci giganti
Brodo vegetale
Sale
Pepe
Olio evo
Per la caciottina fritta:
1 fetta spessa 1.5 cm di caciottina mista bio
1 uovo
Pangrattato
Olio di semi di girasole
Inoltre:
Foglioline di origano
Procedimento:
Prepara un soffritto con l’olio, l’alloro, le bacche di ginepro e l’aglio tritato. Elimina la foglia d’alloro e le bacche di ginepro, aggiungi la patata tagliata a cubetti e falla tostare. Bagna con un mestolo di brodo vegetale e lascia ammorbidire. A questo punto aggiungi i ceci giganti e un paio di mestoli di brodo.
Fai cuocere a fiamma bassa per circa 10-15 minuti.
Nel frattempo taglia la caciottina a cubetti regolari, passali nell’uovo sbattuto, e poi nel pangrattato. Tuffali in olio di semi bollente, e con molta delicatezza girali dopo qualche secondo fino a renderli dorati, scolali con attenzione e posizionali sulla carta paglia.
Prendi 4 metà di pomodori secchi, tamponali per asciugarli dall’olio in eccesso, tritali grossolanamente.
Con l’aiuto di un mixer ad immersione frulla i ceci fino ad ottenere una crema liscia e piuttosto densa.
Impiatta così nei vasi di vetro: sul fondo disponi la crema, aggiungi i pomodori secchi, i cubetti di caciottina fritta e completa con foglioline di origano.
Con questo post partecipo al contest “Ricette in vasetto con Le Conserve della Nonna”
saltandoinpadella dice
Bella bella bellissima storia, mi piace così tanto. Lieve, piena di amore, di ricordi, di carezze. E le foto regalano proprio le stesse emozioni, sono come delle dolci carezze al cuore. Bravissima.
Marghe dice
Sei sempre carezze sul cuore e delicatissima poesia <3