Capitolo V
Le era venuto in mente all’improvviso quel ricordo. Il nonno, il primo giorno delle vacanze estive trascorse in Grecia, le aveva portate a fare una passeggiata quando era già buio da molto.
Lei e sua sorella Anna avevano guardato e respirato diffidenti quel mare che pareva quasi fermo, liquido e nero.
‘Non abbiate mai paura di quello che non conoscete. Datevi sempre la possibilità di conoscere il lato noir delle cose intorno a voi’, disse loro, mentre entrava in acqua.
Le invitò quindi a raggiungerlo: fecero qualche resistenza, ma alla fine cedettero.
E all’improvviso scomparve ogni paura: l’acqua era calda come non lo era nemmeno di giorno, col sole…
Quelle due bambine non se lo aspettavano proprio, a dispetto della fredda e oscura apparenza, in realtà il mare di notte le cullava e riscaldava come fosse stato un ventre materno.
Si trovavano a Creta, avevano affittato una villetta che aveva l’accesso diretto alla spiaggia, fatta di piccoli sassolini rotondi. Durante il viaggio dall’aeroporto alla casa Irene aveva avuto modo di studiare il paesaggio, con le scogliere, le calette, le piante grasse e i cespugli di rovo.
La casa era bianca con le imposte di legno blu, c’era una terrazza con divanetti e poltrone di vimini, tende bianche mosse dal vento, la cucina chiara, le camere da letto essenziali, il bagno con le conchiglie, il letto a castello. Era tutto perfetto.
Uscirono dall’acqua e il nonno le avvolse coi grandi teli in cotone.
‘Guardate lassù’, disse loro.
Gli occhi di Irene e di sua sorella seguirono il dito del nonno e si fermarono ad osservare il cielo.
‘Quella è la via lattea. Dalle nostre parti non è visibile ad occhio nudo, ma qui sì, lo volete sapere perché? Perché qui l’aria è più pulita e non ci sono così tante luci delle strade e delle case a illuminare la notte. Qui il buio è più buio insomma. Il nero della notte nasconde molti tesori, sta a noi trovarli, oltrepassare le apparenze’.
Per tutta la durata della vacanza Irene e sua sorella fecero il bagno di notte, e più le sere passavano, più prendevano confidenza col buio, scoprendo nuove stelle.
Noir.
Avrebbe chiamato il suo locale così.
Perché il nero sconosciuto di quelle notti le aveva in realtà rivelato un mondo fantastico, dettagli perfetti e ricordi indelebili.
Perché voleva così suscitare curiosità, la stessa che suo nonno aveva scatenato in lei più di vent’anni prima. Voleva che le persone scoprissero pian piano i segreti sussurrati da ogni piatto.
Perché lo doveva a suo nonno, che tanto le aveva insegnato, che aveva improntato la sua vita alla scoperta del côté noir, il lato nero e nascosto delle cose.
Mentre i lavori di ristrutturazione andavano avanti, Irene stava cercando i giusti piatti da inserire nel menu, che avrebbe contenuto scelte tradizionali, ma anche piatti innovativi.
Tra una sperimentazione e l’altra provò a fare il gelato utilizzando la vecchia gelatiera di sua mamma. Andò sul classico, provando a creare un gelato dal gusto conosciuto eppure nuovo.
Mise il gelato in una coppetta in vetro e lo guarnì proprio come se lo dovesse servire. Andò in terrazza, incrociò le gambe sul divanetto in vimini, molto simile a quello che c’era nella villetta a Creta, e davanti ad un bellissimo tramonto si rilassò, pensando a tutti i dettagli che il noir le aveva rivelato negli anni.
Gelato alla panna con confettura di amarene e amaretti
Dosi per circa ½ kg di gelato (procedimento per una gelatiera ad accumulo)
200 ml di panna fresca
320 ml latte fresco intero
60 g di zucchero semolato
2 cucchiai colmi di confettura extra di amarene
10 amaretti
Per guarnire
amarene sciroppate
amaretti
timo fresco
olio evo delicato
Procedimento:
Metti il cestello della gelatiera in freezer almeno 24 ore prima dell’utilizzo. Posiziona quindi pale e coperchio e versa all’interno del cestello panna, zucchero e latte. Mescola per bene e quindi avvia la gelatiera per circa 35-40 minuti, fino ad ottenere un composto cremoso.
Aggiungi a questo punto la confettura di amarene e gli amaretti sbriciolati, dai una mescolata approssimativa (per evitare che scurisca tutto il gelato).
Trasferisci il gelato in una ciotola e poni il tutto in freezer per almeno un paio d’ore.
Al momento di servire, decora le palline di gelato con le amarene sciroppate, amaretti, un ramoscello di timo e qualche goccia di olio evo delicato.
Con questo post partecipo al contest “Ricette in vasetto con Le Conserve della Nonna”
Margherita dice
La prima foto mi aveva messo già una gran voglia di estate-ora come ora mi accontenterei anche di una primavera inoltrata- poi ho letto di Creta, del bagno di notte, delle tende mosse dal vento e sono arrivata fino al gelato. La voglia é diventata tanta che é quasi incontenibile! Ringrazio il cielo che ho un sorbetto al rabarbaro in freezer, altrimenti credo che sarei uscita a comprarmi del gelato (il vantaggio dei questo posto, l’inverno dura troppo, ma almeno posso aver voglia di tutto a tutte le ore! ). Non sarà buono come quello di Irene, ma mi accontenterò! Un bacio cara Ale!
mieleselvaggio dice
Marghe bella prima o poi davanti ad un gelato e mille caffè parleremo di un sacco di cose, lo so!
saltandoinpadella dice
Quanto mi piace perdermi tra le parole di Irene, e tra le tue foto che sono sempre più belle ed evocative. Questo gelato e la foto sulla sedia mi ha fatto pensare a quando d’estate andavo a trovare mia nonna in campagna. Stavamo tutti sotto un favoloso tiglio gigantesco che ci proteggeva dal sole e ci regalava un freschino delizioso. Lei aveva proprio quelle sedie, che io allora trovavo vecchie e antiquate. Tanto tempo fa 🙂
mieleselvaggio dice
Ele bella, quella sedia l’ho salvata dalla strada, pensa, l’avevano gettata via! Un bacio e grazie!