Capitolo III
Era ancora buio quando Irene aprì gli occhi. Ultimamente i pensieri, i dubbi, le scommesse, le speranze e i desideri che popolavano le sue giornate entravano prepotenti ad affollare la quiete notturna. Scese dal letto, indossò un maxi cardigan e a piedi scalzi andò in cucina a preparare un buon caffè. Si rannicchiò sul divano e attese l’alba. Doveva parlare con il capo, dirgli che aveva intenzione di mollare il posto pur garantendogli qualche servizio ogni tanto: sapeva che avrebbe capito e accettato le sue dimissioni, sapeva che le avrebbe lasciato la porta aperta, riservandole quelli che lui definiva i viaggi “speciali”, e con un po’ di fortuna avrebbe commissionato un servizio sulla sua nuova attività non appena il progetto avesse preso forma.
In mattinata sarebbe andata a vedere un piccolo locale nel cuore vecchio della città assieme a sua sorella Anna. Era una vecchia barberia gestita dalla famiglia Bianco per ben quattro generazioni. Irene aveva notato quella vetrina passeggiando: aveva messo le mani a coppa intorno agli occhi per poter sbirciare dentro limitando i riflessi. Il tempo sembrava essersi fermato: uno strato di spessa polvere ricopriva ogni cosa, la carta da parati era consunta. Arredato in perfetto stile anni cinquanta, i soffitti erano altissimi e a volta, c’erano vecchi comò di legno pieno, piani in marmo, specchi ingialliti. Sembrava quasi di sentire le chiacchiere consumate lì dentro. Se ne innamorò all’istante. Suonò a tutti gli appartamenti lì intorno per capire di più su quel locale abbandonato e alla fine una gentile vecchina le dettò il numero appuntato su una vecchia agenda, non potendole garantire però se fosse ancora attivo o meno. Compose piena di speranze quel vecchio numero incrociando le dita e trattenendo il respiro. Stava quasi per chiudere quando ci fu un trasferimento di chiamata; poco dopo sentì una voce rispondere all’altro capo del telefono.
‘Sì pronto, chi parla?’
Il locale apparteneva a Marcello, un veterinario che aveva seguito il forte istinto verso questa professione andando contro tutta la famiglia: suo nonno gli aveva affidato le chiavi dell’attività nella speranza che portasse avanti la tradizione, ma da anni era chiuso. Marcello era restio a venderlo, aveva provato a prendere contatto con un’agenzia, ma alla fine aveva desistito perché i ricordi legati a quel luogo erano troppo preziosi. Parve essere sollevato quando Irene gli spiegò a grandi linee il suo progetto fissando un appuntamento per la settimana seguente. Da quel giorno Irene non aveva smesso di pensarci nemmeno un secondo: era talmente chiara l’immagine che aveva in mente che quasi le sembrava di esserci già tra quelle mura.
Decise di allentare la tensione mista a speranza preparando un buon dolce. Andò sul sicuro, conoscendo i gusti semplici e chiari di sua sorella: pochi ingredienti sani e genuini per delle ciambelline soffici come quelle che preparava la nonna, e panna e caffè erano perfetti insieme. Con il grembiule allacciato e le uova da montare assieme allo zucchero, cercò di raccogliere le idee e di preparare una sorta di discorso da fare al proprietario del locale, ma dopo un paio di minuti lasciò stare: meglio seguire l’istinto come sempre aveva fatto, lasciando che le parole fluissero spontanee. Mise i dolcetti nel forno e cominciò a sistemare casa con la testa tra le nuvole, come se avesse inserito il pilota automatico, poi andò in terrazza. C’era una luce bellissima, l’aria era tiepida e profumava di rose e zagare. Vide arrivare da lassù sua sorella Anna. Erano molto simili tranne che per i colori: sua sorella aveva grandi occhi scuri e capelli colore della notte. Irene invece aveva i colori del miele e dei campi di grano e gli occhi castani a mandorla. Erano nate e quindici mesi di distanza l’una dall’altra ed erano cresciute praticamente in simbiosi.
Irene preparò dell’altro caffè e sistemò le ciambelline appena preparate su un vecchio vassoio. Fecero colazione a gambe incrociate direttamente sul grande tappeto del salotto, e Irene, emozionata e letteralmente innamorata, raccontò a sua sorella del locale che avrebbero visionato di lì a poco.
Anna la riportò con i piedi per terra: tra le due era sempre stata lei quella più razionale. Le fece presente tutti i dettagli a cui far caso per valutare bene la situazione. Anna era un architetto e sapeva quello che diceva.
Si recarono all’appuntamento, e giunta in prossimità del locale Irene rallentò il passo.
‘Ok, ci siamo’, disse con un filo di apprensione nella voce.
‘Sì, ci siamo’, rispose Anna. ‘Cerca di non farti vedere troppo emozionata e soprattutto cerca di non parlare a raffica come solitamente fai’, aggiunse scherzando.
Marcello era accanto ad una vecchia moto Guzzi.
‘Tu devi essere Irene’ disse, sfilandosi gli occhiali da sole.
‘ E tu devi essere Marcello. Piacere, Irene.’
Ciambelline soffici panna e caffè
Ingredienti per 10-12 ciambelline
250 g di farina di tipo 2
200 g di zucchero
3 uova
2 caffè ristretti
240 ml panna fresca
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
Zucchero al velo per decorare
Procedimento:
Batti le uova assieme allo zucchero fino ad ottenere una crema gonfia e chiara. Aggiungi quindi a filo sia la panna che i caffè ristretti.
Ora unisci la farina setacciata assieme al lievito e al pizzico di sale. Monta ancora un paio di minuti, poi trasferisci il composto negli stampini imburrati e infarinati ( va bene anche un unico stampo da 24 cm di diametro, sempre imburrato e infarinato).
Fai cuocere a 180° per circa 25 minuti. Fai freddare su una gratella, spolvera con lo zucchero a velo, quindi servi.
Alessandra dice
oooooooh… e poi? *.*
ci lasci sul più bello! così si fa! 🙂
Ti abbraccio forte
Alice dice
questi racconti sono sognanti, sembra di essere catapultati nell’atmosfera di quelle foto incantate che fai… adesso? che succede… siamo curiose!!! Buona domenica <3
lucy dice
semplicemente stupenda l’atmosfera che si respira!
Ilaria (Campi di fragole per sempre) dice
Ciao Ale…era da un pochino di tempo che non mi concedevo una piacevole fuga nel tuo blog…mi lasci senza parole…il tuo racconto è bellissimo…adesso corro a leggere anche i primi due capitoli…la tua scrittura chiara e poetica arriva dritta al cuore.
Le foto sono un inno alla primavera in arrivo, bellissime, luminose e piene di armonia nelle loro composizioni.
Ricetta come sempre super!
Un bacio Ale cara…
Ila
Ely dice
Eh mannaggia e poi????? E come continua???? e non si può smettere sul più bello!!!!! Vabbè consoliamoci con questa ciambellina ma ora devo leggere il seguito! Baci