Capitolo VI
Voleva raccontare attraverso profumi, sapori e colori, trasmettere quell’idea di condivisione con la quale era cresciuta. Quel menù diretto dal ritmo delle stagioni avrebbe contenuto le ricette che l’avevano accompagnata nell’arco della sua storia. Pochi piatti, essenziali, rustici, affezionati. Le piaceva tantissimo questo ampio margine di movimento, questa libertà di narrare secondo un ordine non preciso. Proprio per questo Irene decise di non stampare il menù: pensò fosse più comodo trascriverlo su una vecchia lavagna appartenuta alla barberia. Al contempo intendeva lasciare sui tavolini una piccola introduzione per farsi conoscere. Mentre sgranocchiava dei biscottini al cacao, avena e mirtilli rossi, Irene stava proprio raccogliendo le idee per scrivere quella premessa. A gambe incrociate sul tappeto tra mille cuscini, dopo aver rivolto lo sguardo verso la grande vetrata da cui si scorgeva il mare, Irene cominciò a scrivere.
La cucina è il luogo in cui da sempre mi perdo e mi trovo. Ho imparato a cucinare osservando mia nonna e mia madre muoversi sicure davanti a vecchie spianatoie. Ho imparato ad apprezzare la genuinità dei prodotti della terra saltellando dietro mio nonno e mio padre che curavano un piccolo fazzoletto di terra al confine col resto del mondo. Una tribù autosufficiente, così ci piaceva definirci, piacevolmente ancorati alla storia e alle tradizioni a dispetto della città che invece si sviluppava a pochi chilometri dal nostro cancello. Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, ho passato lunghi periodi lontana da casa, e quello che ho capito è che la cucina è il fil rouge per eccellenza. Ovunque ci si trovi, basta riprodurre quei sapori e respirare quei profumi per sentirsi di nuovo a casa. E quel Noir che tanto amo non è nient’altro che una personalissima chiave che riesce a superare tutti quei limiti che mi appartengono da sempre. Perché cucinare è da sempre la mia unica soluzione, tra il piacere di fare e quello di condividere.
Irene rilesse un paio di volte quanto aveva scritto, e dovette ammettere che ne era abbastanza soddisfatta, nonostante le ultime parole fossero un po’ criptiche. Ma sapeva che poi che l’arredamento del Noir, quella cucina così essenziale, i suoi grembiuli, le luci e i piccoli dettagli avrebbero spiegato tutto il resto. Chiamò Adele, una sua cara amica con le mani d’oro, appassionata di incisioni e stampe manuali. Irene aveva ormai pochi giorni per sistemare le ultime cose, a fine mese ci sarebbe stata l’inaugurazione del Noir Bistrot e tutto doveva essere perfetto.
Biscotti al cacao, uvetta e mirtilli rossi
Ingredienti per circa 40 biscotti
200 g di farina tipo 2
50 g crusca d’avena
75 g fiocchi d’avena
75 g mirtilli rossi essiccati
3 cucchiai di cacao amaro
180 g zucchero di canna grezzo
100 ml olio di semi di mais biologico
100 ml vino bianco
½ cucchiaino di cannella
1 pizzico di sale
Disponi in una ciotola la farina, la crusca, i fiocchi d’avena, i mirtilli, il cacao setacciato, lo zucchero, la cannella e il sale. Unisci quindi l’olio e il vino. Mescola per bene fino ad ottenere un composto omogeneo, trasferiscilo su un piano e stendilo con il mattarello.
Ricava circa 40 biscotti con un coppa pasta, disponi sulle placche rivestite da carta forno, quindi cuoci a 180° per circa 45 minuti. Fai freddare su una gratella, quindi servi.
Flacon 290ml MCM emballages distributore Weck
Monica dice
Eccomi, la nonnetta che non trova il pulsante per commentare ce l’ha fatta!
Sei proprio portata per la scrittura, mi piace come avvolgi chi ti legge con una coperta calda di racconti, e arrivo sempre alla fine del capitolo sperando di trovare ancora parole, ma tu ci coccoli sempre con qualche meraviglia.
Belli questi biscottoni, te ne rubo immediatamente un paio <3