Corolle MCM emballages distributore Weck
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É il primo ricordo che ho, la casa della nonna. Il corridoio lunghissimo e stretto, le pareti bianche e qualche paesaggio dipinto e incorniciato. La panca in legno vecchio, consumato, pesante alla fine. Lampadari a gocce, con cinque lumi, ma solo tre funzionanti al massimo.
La cucina essenziale, chiara. Il tavolo rotondo ed estendibile al centro, le dispense a muro. Il lavandino con la doppia vasca in ceramica. Le olive di Gaeta, quelle preferite da mio nonno sempre a portata di mano. Il sale, conservato nei barattoli di vetro, veniva tenuto nel cassetto centrale. Sopra le posate, sotto le tovaglie. Nel salotto una vecchia scrivania, qualche carta, un calamaio, la pipa di mio nonno. Carta da parati di un’ocra scuro, pesante e soffocante. Il mobile letto in cui dormiva mio zio. Il bagno piccolo, coi sanitari color celeste confetto e la saponetta sempre abbinata. E la camera dei miei nonni: un armadio minuscolo, due comodini col piano in marmo scuro. I lumi ad olio, i fiammiferi. Il catino e gli asciugamani appesi ai piedi del letto. Le coperte scure, pesanti, grezze. Mi pungevano le gambe, le braccia. I cuscini di lana, che d’estate scioglievamo allargandola al sole. C’era odore di umidità, di ragù, di cera per i mobili, di cuoio, di camomilla e lavanda. Gli spazi erano ristretti, eppure se ci penso in quegli anni, quando festeggiavamo tutti insieme le domeniche e le festività più in generale, arrivavamo ad entrarci anche in 25 in quella cucina. Aspettavo l’arrivo di zii e cugini guardando mia nonna che impastava fettuccine mentre girava l’arrosto controllando le mele ripiene nel forno. Era sempre un’impresa arrampicarmi sullo sgabello che mio nonno aveva costruito per me. Dovevo allacciare il grembiule, mettere un fazzoletto in testa, ma poi mi ricordavo che avevo accarezzato il gatto, per cui scendevo, andavo in bagno, mi arrampicavo di nuovo. Mi mettevo lì in divisa a guardare mia nonna che impastava e massaggiava e lavorava sicura col matterello. Oppure quando metteva in ammollo i carciofi assieme ai limoni spremuti, per prepararli poi alla giudia, o ripieni di finocchietto, mentuccia, aglio e parmigiano. Si faceva la condensa sui vetri con tutti quei fumi della cucina.
Allora scendevo dallo sgabello, lo portavo sotto la finestra. Avvicinavo una sedia di paglia e mi arrampicavo: prima lo sgabello, poi la sedia, poi il davanzale della cucina. Scrivevo e disegnavo su quei vetri, oppure semplicemente guardavo il nonno lavorare o la neve scendere.
La settimana scorsa ho ripetuto lo stesso rito: ho avvicinato la sedia e mi sono arrampicata per scattare le foto a questo dip di fagioli cannellini e avocado. Una ricetta semplice, gustosa, facilissima e velocissima. E ho ripensato a quei tempi, a tutto quello che è cambiato, a tutto quello che c’è ancora. A quella casa di cui vi ho parlato prima, che adesso vivo io, che ho rivoluzionato, che ho personalizzato, che così mi rappresenta pur essendo in continuo mutamento. Agli ambienti che si sono ingranditi, a tutta la luce che c’è ora. Al matterello che è ancora qui, assieme al macinino da caffè, alle brocche. E ai davanzali di marmo, che sono sempre accoglienti, e fotogenici 🙂 .
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Dip di fagioli cannellini e avocado
Ingredienti:
250 g di fagioli cannellini secchi
1/2 avocado
1/2 limone
Prezzemolo
Sale
olio evo
Pepe nero
2 spicchi d’aglio
Alloro
bacche di ginepro
1 rametto di rosmarino
Procedimento:
Metti in ammollo i fagioli cannellini per almeno 12 ore. Sciacquali per bene, mettili a bollire in acqua salata con le bacche di ginepro, uno spicchio d’aglio in camicia, le foglie di alloro e il rametto di rosmarino.
Una volta pronti, scolali e mettili a raffreddare dopo aver eliminato le erbe aromatiche e lo spicchio d’aglio.
Metti i fagioli nel food processor, aggiungendo l’avocado, un poco d’olio a filo (circa 3 cucchiai), il succo di limone, il pepe nero, un pizzico di sale, l’aglio (secondo i gusti).
Frulla tutto fino ad ottenere una crema omogenea e piuttosto soda.
Si conserva in frigo nei vasetti a chiusura ermetica, con l’aggiunta di un filo d’olio sulla superficie, per qualche giorno.
Eli dice
Leggendoti mi hai fatto ritornare nella casa di campagna dei miei nonni, alla penombra umida e fresca e a quell’odore che non ho mai capito cosa fosse, ma ci andavo pazza… grazie 😉 (anche per la ricettina)
Debora dice
Come sempre parole e foto che raccontano e portano lontano.
Ti auguro una felice vacanza.