Io il principe azzurro non l’ho mai sognato. Da bambina dico. Preferivo vivere l’avventura, guardare cieli immensi, non mi andava di starmene rinchiusa tra le quattro mura. Ho setacciato il bosco intorno casa mia almeno un milione di volte, e altrettante volte ho sbucciato le mie ginocchia correndo e cadendo. Ho cercato sempre, in maniera quasi esagerata se vogliamo, l’indipendenza, e a dispetto delle abitudini comuni alla maggior parte delle mie coetanee, terminato il liceo mi sono presa un anno sabbatico con lo scopo di trovare un’occupazione che mi rendesse autonoma: solo a quel punto potevo ritenermi soddisfatta e pronta alla carriera universitaria. E così fu: iscritta alla facoltà di scienze della formazione (senza obbligo di frequenza ovviamente), ho iniziato a svolgere i lavori più disparati. Affettavo mortadella in un chioschetto vicino casa, assistevo una deliziosa nonnina, stressavo le famiglie proponendo dalla postazione di un call center le nuove fantastiche-vantaggiosissime-imperdibili offerte telefoniche, poi il servizio civile, poi in un centro ricreativo estivo con bambini scatenati. Insomma, mi davo da fare.
A 22 anni, tra i treni in ritardo, il cartellino da timbrare e gli esami da sostenere, sono andata via di casa, senza paure, naturalmente. Mi sentivo fortissima e sicura. Poi però per quanto possano essere determinati i tuoi piani, l’amore, se decide di entrare, lo fa. E credevo che quando si è in coppia per forza di cose qualcosa di te la devi rivedere. Limare. Ma ti rendi conto che non ce la fai, che non è così che te l’aspettavi. E allora inizi a farti mille domande e le risposte che ti puoi dare sono davvero poche. Tanti dubbi e sensazioni, che però non puoi ignorare. Già solo il fatto di avere dei dubbi riguardo l’altra persona rende il tutto insopportabile, la macchina si muove a fatica, ci si incastra sempre. E allora al milionesimo tentativo io ho mollato. Ho preferito correre il rischio di una vita in solitudine tra pile di libri e gatti pigroni. Poi però, come dicevo, se l’amore decide di entrare, lo fa. E nella mia vita è arrivato lui. E penso sia l’unico che si potrebbe avvicinare a quell’idea di Principe Azzurro che io non ho mai avuto.
E proprio a questo pensavo l’altra sera a cena dalla mia amica Laura, tra cubetti di feta, foglioline di menta e una focaccia spaziale di lenticchie. Sulla fortuna di aver vicino la persona giusta, e saperla riconoscere. Un po’ come si fa con le ricette improvvisate.
‘Ma sai che questa crostata non mi convince tanto?’ mi dice pensierosa. ‘Volevo provare qualcosa di diverso, non ho aggiunto l’uovo alla ricotta come solitamente invece si fa, ma non mi convince. Forse manca dello zucchero?’.
‘Macchè, è buonissima. Semplicemente abbiamo mangiato troppo’, dico io. ‘Vedrai che domattina a colazione la troverai deliziosa’.
Sulla porta di casa mi ha spiegato velocemente ingredienti e procedimento, che tanto ormai tra di noi si condividono un sacco di cose. E io appena ho potuto l’ho replicata, con un paio di piccole aggiunte.
Ed è uno spettacolo. Provatela. Questa è una ricetta felice. Parola mia.
Crostata rustica ricotta e marmellata
Ingredienti per uno stampo da 24 cm
250 g farina di farro
125 g di zucchero
125 g di burro
1 uovo
1 pizzico di sale
1 limone
500 g di ricotta freschissima
100 g di zucchero
1 cucchiaio di rum
½ cucchiaino di cannella
200 g di marmellata di amarene
Prepara la frolla disponendo la farina a fontana e ponendo al centro il burro morbido a tocchetti, lo zucchero, l’uovo, il pizzico di sale e un poco di scorza di limone grattugiata. Impasta velocemente fino ad ottenere un panetto liscio, avvolgilo nella pellicola e lascialo riposare in frigo per una mezz’oretta.
In una ciotola mescola con una forchetta la ricotta assieme allo zucchero, la cannella e il rum.
Stendi 2/3 della pasta frolla su un piano infarinato e disponila sullo stampo (imburrato e infarinato). Distribuisci sul fondo la marmellata e ricopri il tutto con la ricotta. Stendi il resto della frolla e crea la griglia tipica delle crostate.
Inforna a 175° per 30 minuti, poi aumenta la temperatura a 200° per altri 10 minuti. Nel caso la ricotta gonfiasse in cottura non preoccuparti, man mano che si raffredda torna a posto). Si conserva in frigorifero per 3-4 giorni.
saltandoinpadella dice
Separate alla nascita 🙂 io sono sempre stata una gran “maschiaccia”, odiavo giocare con le bambole e le storie sdolcinate proprio non mi andavano giù. I dolci però mi sono sempre andati giù invece 😀
Questa crostata è stupenda, si vede che deve essere buonissima. E poi mi piace tanto quel suo aspetto vero, rustico e casalingo. Crostata favolosa, però permettimi di dire che il tuo gattone ruba la scena a tutto!
mieleselvaggio dice
Ahahah Ele, pensa, quel gattone è arrivato a casa nostra di sua spontanea volontà. Ci ha studiati (noi e gli altri undici gatti) dal ramo del melo per un bel po’, poi un giorno è sceso giù, e da allora non se n’è più andato. Ti bacio!
Laura dice
Si, è vero questa è una ricetta felice, così felice che è stato possibile mangiarla prima a casa dell’una e poi rimangiarla a casa dell’altra ritrovandosi per di più l’una alla presenza dell’altra che è la condizione in assoluto più felice, in questi tempi così stravaganti… 😉 fortune rare!
mieleselvaggio dice
Lauretta mia, sì, hai detto proprio bene, fortune rare in tempi stravaganti! Non vedo l’ora di incontrarci di nuovo! Un bacione a te e al Russo!