Finché mortadella non ci separi
In diverse occasioni ho avuto modo di discutere con le altre mamme riguardo l’alimentazione dei nostri bimbi. Al volo davanti la scuola ad esempio riesco a non sentirmi sola, quelle rare volte che trovo il modo di fermarmi tre minuti in tranquillità senza doverli lanciare dalla macchina in corsa, ‘mio figlio mangia solo col cucchiaino’ ‘la frutta non devo chiamarla frutta ma vitamina dei supereroi’ ‘sono riuscita a convincerli che era un passato di verdure senza verdure’.
‘Chissà cosa accadrà adesso che mangeranno a scuola’, ci siamo chieste a settembre.
E vi dirò, qualcosa è cambiato.
Probabilmente la compagnia di altri bambini e la voglia di ‘non restare indietro’, o forse semplicemente la fame, hanno portato mio figlio Roberto quantomeno ad assaggiare quello che prima mai e poi mai avrebbe messo in bocca. E il fratello più piccolo, sempre per quel discorso del mai restare indietro, fa la stessa cosa.
Ad esempio la pasta col pesto è stata classificata come ‘accettabile’.
Il pesce no, fa sempre schifo, come i finocchi.
‘L’insalata non mi piace, ma il succo che lascia sul fondo de piatto sì’.
La groviera solo tagliata sottile e resa filante nel toast, ad esempio. Sulla pizza invece è ripugnante. L’uovo solo strapazzato, e ovviamente non si deve distinguere il bianco dell’albume da tutto il resto. Sì allo spezzatino e finalmente sì agli hamburger.
Carciofi e broccoletti ti prego mamma, no.
E poi, soprattutto, sì ai salumi.
Che voi mi direte, non sono indispensabili. Vero, sarebbero cresciuti comunque. Ma in questo modo mi hanno risolto il disagio della merenda a scuola, visto che odiano le merendine confezionate e che gli era venuta la nausea a mangiare sempre cracker, grissini e taralli.
L’altro giorno allora, in uno dei quei luoghi infernali conosciuti come ‘gonfiabili’, mentre i nostri figli si scatenavano come gli animaletti in quei recinti di plastica, noi mamme, spazzolando nel frattempo tutto il buffet di compleanno, abbiamo tirato fuori di nuovo l’argomento.
E ho raccontato di questi due mostri che alla fine sono migliorati, uno per ‘sopravvivenza’ e l’altro per emulazione. E tra esclamazioni di sgomento e pacche sulle spalle, si avvicinano Chic e Tippy, madidi di sudore, (roba da vergognarsi eh!), si lanciano tutti e due verso l’ultimo trancio di pizza bianca ripiena di mortadella, famelici, e iniziano ad azzuffarsi, scene da film western.
E mi sono ritrovata a dividere il trancio di pizza, soddisfatta del loro litigare per la mortadella, come mai avrei sperato.
Pane ai semi e alle germe di grano
Ingredienti
500 g di farina di farro
100 g di farina integrale
Acqua a temperatura ambiente q.b.
1 cucchiaino di malto d’orzo
1 g di lievito di birra secco
1 cucchiaino di sale fino
60 g di germe di grano
30 g di semi di lino
30 g di semi di girasole
30 g di sesamo integrale
Procedimento
Sciogli il lievito in un poco d’acqua assieme al malto d’orzo. Versa sulle farine mescolate, e sempre impastando aggiungi a poco a poco dell’acqua fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Lavora con energia sul piano di lavoro, aggiungi le germe di grano, i semi di lino, i semi di girasole e il sesamo. Impasta ancora, per almeno 10 minuti. Trasferisci l’impasto in una ciotola oliata a fai riposare tutta la notte, coperto con un panno in lino, a temperatura ambiente (circa 20°).
Trascorsa la notte, trasferisci di nuovo l’impasto sul piano di lavoro e impasta per altri 5 minuti. Dividi in due parti, stendi ogni parte con il Mattarello, piega a portafoglio, prima sul lato lungo e poi sul lato corto, dai ad ogni peso una forma tondeggiante e metti a riposare un’oretta a temperatura ambiente (sempre coprendo con un panno in lino).
Inforna a 210° e cuoci per circa 35-40 minuti.
Elisa dice
Ti capisco proprio… la mia bimba vive di solo pane all’asilo, ma per fortuna ha casa qualcosa con più assaggia… grazie x la ricetta del pane