Alessia, fai presto, l’insalata si raffredda
Ce n’era solo uno di telefono in casa. Fisso e con il filo cortissimo. Strategicamente posizionato nella sala da pranzo, l’unica stanza della casa che era realmente vissuta da tutti e cinque.
Ogni conversazione diventava un coro a più voci e ad ogni voce corrispondeva una parte diversa: ‘Metti su Rai3, c’è il tg regionale’ oppure ‘Mamma(aaaaa) hai visto il mio righello?’ e anche ‘ tra poco è pronto’.
La telefonata poi, dovevi farla in piedi, al massimo appoggiata alla colonna di mattoncini ruvidi, perché il telefono stava proprio al centro della stanza. Strategicamente posizionato.
I cellulari in quegli anni erano ancora sconosciuti, ingombranti e troppo costosi. E sicuramente non appropriati ad una ragazzina che non ne aveva bisogno, una ragazzina che aveva la fortuna di avere la linea fissa in casa. E un telefono strategicamente posizionato.
Quando poi arrivarono le telefonate del primo fidanzato di allora, abbiamo dato il meglio.
Soprattutto mio padre, padre di tre femmine, unico uomo di casa, titolare della linea telefonica e proprietario dell’unico telefono fisso, posizionato strategicamente.
La sua battuta migliore in quei giorni era: ‘Alessia, fai presto, che l’insalata si raffredda’.
Nonostante fossero le cinque di un venerdì pomeriggio, nonostante non ci fosse insalata per cena, nonostante stessi parlando di filosofia e di quel carpe diem che andava tanto di moda. Lui, mio padre, seduto capotavola che studiava inglese ridacchiando sotto i baffi, che allora erano neri, e io, appoggiata alla colonna di mattoncini ruvidi, rossa dalla vergogna e in posizione strategica. Così quella che voleva essere una conversazione romantica e soprattutto privata diveniva oggetto di battute e interruzioni continue, perché poi, vista la confusione, l’interlocutore dall’altro capo della cornetta non capiva, quindi io (e così le mie sorelle) dovevo necessariamente alzare la voce, mettendo tutti al corrente dell’argomento trattato.
Così oggi quando mi hanno contattata da un call center per propormi una nuova tariffa rivolta alla telefonia fissa, la prima cosa che ho pensato è stata in quale angolino avrei potuto accomodare quel vecchio telefono vintage ancora funzionante. E mi è tornato alla mente quel periodo in cui il telefono era posizionato strategicamente al centro della sala da pranzo, poggiato su un vecchio tavolino pitturato di un bordeaux pieno.
Cake cocco e cacao (senza uova)
Ingredienti per uno stampo a ciambella da 22 cm
150 g di farina 0
60 g di cacao amaro
60 g di cocco rapè
200 g di zucchero
400 ml di latte fresco
100 ml di olio di semi
1 pizzico di sale
1 bustina di lievito
Zucchero a velo
Scaglie di cocco
Setacciate la farina assieme al cacao, poi mescolate assieme al cocco, allo zucchero, al lievito e al pizzico di sale.
Unite poi, mescolando con una frusta a mano, il latte e l’olio. Versate il composto in uno stampo a ciambella (imburrato e infarinato) e infornate a 160° per circa 50-55 minuti (prova dello stecchino).
Fate freddare completamente prima di sformare il dolce; decorate con dello zucchero a velo e delle scaglie di cocco prima di servire.
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